Era il 1 Agosto 2014, quando cominciai a percorre il primo chilometro uscendo dalla città di Bilbao, città in cui da turista avevo già percorso un bel po’ di strada il giorno prima. Ma in realtà quel giorno il mio ruolo sarebbe stato un altro: il mio primo giorno da pellegrino, anzi per la precisione, da camminatore!
Qualche mese prima, s’era deciso con tre amici, che il nostro viaggio estivo sarebbe stato il cammino di Santiago. Il Cammino del Nord, una delle varianti più note al Cammino Francese, era stata la scelta tattica per permetterci di godere, di tanto in tanto, di qualche scorcio di oceano, lungo le stupende coste settentrionali della Spagna. Insomma, per vedere le coste, avevamo scelto di percorrere ben 355 km in 13 giorni!
Ma da dove era nata questa scelta?
Beh, una scelta deriva sempre dalla considerazione di più fattori. Sicuramente il primo passo era stata la presa di coscienza che a me i viaggi, così come li avevo concepiti fino a quel momento, non bastavano più. E allora cosa cercavo? Cosa mi aveva spinto verso un nuovo modo di concepire un viaggio? Cos’è che non mi bastava più?
Ero bambino quando nonno mi portava a spasso per le montagne abruzzesi. Ricordo che mi piaceva moltissimo. Saltare fra i ruscelli, catturare lucertole, cercare il bastone dell’altezza giusta per farmi da appoggio. La fresca aria di montagna mi faceva sorridere.
Poi, per un bel periodo della mia vita non andai più.
Ero poco più di un bambino anche quando cominciai ad accorgermi che il dialogo interiore è una cosa meravigliosa.
Mi spiego meglio.
Per una serie di fattori – per lo più di natura familiare – cominciai a prendere sul serio quello che dicevo a me stesso: le mie osservazioni, le considerazioni sul contesto ambientale e sociale intorno a me, le colpe e le critiche che mi attribuivo…
Un giorno ebbi una discussione di quelle che si fanno dentro casa con i genitori… Mia madre mi rimproverava di essere polemico, di rimandare le cose e di non voler sfruttare a pieno il potenziale che avevo. Io, quel giorno, le dissi con decisione che mi ero stufato di sentire quelle critiche! Perché io ce la stavo mettendo tutta, per cambiare gli atteggiamenti che mi limitavano, soprattutto quelli caratteriali, come il mio spirito polemico e la mia eccessiva reattività, talvolta aggressiva.
Quel giorno decisi di cominciare a dedicare un’attenzione costante alla mia crescita personale. Il confronto ad alta voce con mia madre mi aveva permesso di guardare indietro e di prendere atto che alcuni piccoli miglioramenti già rivelavano l’inizio di un percorso con me stesso. E questo era dovuto solo e semplicemente al mio dialogo interiore e all’ascolto che dedicavo alle persone intorno a me.
Cosa c’entra questo con la scelta del cammino?
I fattori che mi portarono a quella scelta furono diversi.
Era la mia prima estate da single, dopo 3 anni e mezzo. Da circa un anno, avevo stretto amicizia con 4-5 personaggi simpatici (che dopo il viaggio sono diventati tra i miei migliori amici). Da tanto tempo non andavo a passeggiare in montagna, come facevo con mio nonno. Infine: lo spagnolo mi era sempre piaciuto e l’idea di entrare in contatto con persone nuove, con altri camminatori come noi, mi gasava J
Ho sempre voluto prendere tutto dalle persone e cercare di portargli tutto me stesso. Mi sono sempre sentito capace di comprenderle e di mettermi nei loro panni. Insomma, quella cosa chiamata empatia mi appartiene.
Ma questi erano solo alcuni dei motivi. Sicuramente tutti validi e concreti. Ce n’era uno, che faceva da sfondo a tutti gli altri. Ero già consapevole di quale fosse, ma solo dopo la fine del cammino ebbi la conferma, che ero stato spinto soprattutto da una motivazione: fare un viaggio di crescita. Un viaggio alla scoperta di me stesso e di quello che ero in grado di fare.
Dopo i primi 10 km del cammino, ero già convinto che non avrei potuto fare scelta migliore. Camminare così liberamente in mezzo alla natura, passare tra i paesi del posto, mi rilassava e mi dava tempo di parlare a lungo con me stesso. Avevo tutto il tempo di farmi domande e di rispondere, di osservare, di riflettere anche su un piccolo gesto, su una parola scambiata con un contadino o su una risata fatta con gli amici. Camminando, potevo sentire tutti gli odori e vedere da vicino tutti i colori.
Rallentare e uscire dalla routine quotidiana, sembrava avermi dato l’opportunità di puntare una lente d’ingrandimento sugli attimi di cui è composto il mondo. Più camminavo e faticavo e più tutto questo si alimentava.
La fatica aumenta la frequenza del dialogo interiore.
Ci sono momenti in cui non devi far altro che credere nel tuo corpo e nella tua energia e dire a te stesso che ce la puoi fare.
Parlo dell’energia e della forza che mi portarono a fare quasi 30 km al giorno senza mai averlo fatto prima. Un’energia che mi aveva portato a parlare spagnolo – senza mai averlo studiato – per procurarmi un tetto sotto cui dormire. L’energia che mi permetteva di ridere, di giocare a frisbee e di fare un bagno con miei amici, dopo tutti quei chilometri percorsi. L’energia che mi consentiva di mettermi a fotografare paesaggi stupendi e momenti di gruppo indimenticabili, perché ero io ad aver preso l’impegno di creare l’album di viaggio e ancora… la voglia di sacrificarmi per il bene del gruppo, nonostante le difficoltà individuali.
Raccontare tutto quello che è accaduto in questo cammino sarebbe difficile e non avrei lo spazio per scriverne, in questo primo post. Ma è stato solo l’inizio. E di questo fantastico inizio ho voluto parlare.
Sì, perché durante questo cammino tutto mi è sembrato più chiaro. Stavo lavorando sulla mia crescita personale e mentre lo facevo, ero felice. Lavorare sulla propria crescita significa prendere consapevolezza di chi siamo e questo ci rende felici. Significa anche cominciare a fare pulizia, togliere quello che gli altri vogliono per noi, per fare posto a ciò che noi vogliamo fare della nostra vita. Lavorare sulla crescita personale significa seguire quello che viene da dentro e non dall’esterno, significa mettersi in gioco per capire dove la nostra forza, la nostra energia, la nostra motivazione e la nostra passione possono farci arrivare.
Camminare mi permette di cavalcare questo punto di vista e di alimentarlo nella vita di tutti i giorni. Ora ho deciso di scrivere di crescita personale e di farne una professione. Non a caso, il mio percorso per diventare un coach è cominciato proprio con un cammino, ma… di questo parlerò nei prossimi post. Per ora, quello che è nelle mie corde è far sì che qualcuno possa leggere e prendere spunto, per iniziare il proprio viaggio, per scegliere un viaggio diverso. Un viaggio alla scoperta di se stessi, perché questo è un viaggio che non ci può regalare nessun’altro, come le emozioni che ne deriveranno.
Per me lavorare nel campo della formazione e del coaching è continuare a lavorare su me stesso: così sono arrivato a coltivare la passione per il supporto e la crescita dell’altro.
Io penso che valga la pena iniziare!
Iniziare il viaggio della vita. Il viaggio più importante. Il nostro viaggio.